Da Gliwice a Grigoriopol?

0

Il paragone tra Gliwice e Grigoriopol è spontaneo; ma quanto è giustificato? Analizziamo i fatti noti, dal punto di vista radiofonico.

Il 31 agosto 1939, un gruppo di nazisti travestiti da militari polacchi inscenò un attacco a Radio Gleiwitz, passato alla storia come la provocazione di Gliwice; fu, infatti, il pretesto che la Germania nazista inscenò per scatenare l’invasione della Polonia.

L’attacco alla stazione radio di Grigoriopol, situata nella regione secessionista moldava della Transnistria, non può che riportare alla memoria il drammatico episodio del 1939. E’ un paragone attendibile? Affrontando solo l’aspetto del valore strategico e comunicativo dell’impianto colpito, cercheremo di capire se l’ipotesi di un attacco sotto falsa bandiera sia plausibile.

Il centro radio di Grigoriopol

La costruzione del centro radio iniziò nel 1968 e si protrasse fino al 1975. Fu usato per le trasmissioni interne dell’Unione Sovietica e anche per le trasmissioni per l’estero; notissima agli ascoltatori italiani era la frequenza di 1548 kHz, usata a suo tempo da Radio Mosca con ben 1000 MW di potenza.

QSL di Radio Mosca
QSL di Radio Mosca per una trasmissione su 1548 kHz da Grigoriopol.

L’epoca sovietica

Nel periodo dell’Unione Sovietica diffondeva su varie frequenze (fonte: World Radio and TV Handbook, 1988):

  • 549 kHz (1000 MW, Radio Mayak)
  • 873 kHz (150 kW, Radio Mayak e Terzo programma)
  • 999 kHz (300 kW, Radio Chisinau in moldavo e russo, dalle 3.00 alle 22.00 UTC; 30 kw, programmi locali e Radio Mosca)
  • 1449 kHz (50 kW, 2 e II)
  • 1467 kHz (non confermato; Radio Luceafarul dalle 3.00 alle 15.00 UTC, Radio Mayak e Radio Mosca negli altri orari)
  • 1548 (1000 MW, Radio Mosca)
  • 1593 kHz (5 kW, Radio Mayak)

Nel 1992, quando la perestrojka ha permesso maggiore trasparenza, il WRTH riporta per l’ultima volta le notizie sull’ormai disciolta Unione Sovietica e aggiunge 234 kHz, con 1000 Mw, per la diffusione di Radio Orbita.

L’articolazione delle frequenze e dei servizi trasmessi rende bene l’importanza del sito. Non erano noti usi in onda corta né per l’estero né per l’interno, ma ciò significa poco in quanto l’URSS non rilasciava alcuna informazione ufficiale né sulla posizione né sulle caratteristiche tecniche dei suoi impianti, comprese le loro posizioni; tutti i dati riportati dal WRTH erano frutto di accurati, ma non totalmente precisi, monitoraggi esteri. Quel che è certo è che Radio Chisinau non trasmetteva in onde corte.

L’epoca moldava

Nel 1995 il centro di Grigoriopol diffonde in onde corte i programmi in inglese di Radio Mosca, come dimostra questa QSL:

QSL del servizio inglese di Radio Mosca. Accanto alle frequenze sono indicati i tramettitori: Dushanbe, presso la capitale del Tagikistan, e Kishinyov, nome in russo di Chișinău, capitale della Moldavia.

Nella QSL non è citato il nome di Grigoriopol ma quello della città più vicina, la capitale moldava Chișinău, come spesso si usa fare.

Per quanto riguarda i programmi locali, il WRTH del 1993 presenta il primo spaccato della radio nella neonata Repubblica di Moldova; appena nata, sì, ma già divisa. Grigoriopol è nella zona controllata dai separatisti della Transnistria e diffonde principalmente le stazioni russe sulle frequenze già viste sopra; conserva, però, la diffusione dei programmi di Radio Moldova su 999 e 1467 kHz. La radio per l’estero, informa il WRTH, è rimandata per la perdita del controllo sul centro trasmittente. Il progetto partirà più avanti, ma le trasmissioni saranno affidate alle stazioni della Romania.

Con la nascita di Radio Pridniestrovye, nella capitale separatista Tiraspol, Radio Moldova fu spostata su 873 kHz. Radio Dniester International (poi Radio PMR) usò alcune frequenze in onda corta, sempre da Grigoriopol, che evidentemente erano usate anche durante il periodo sovietico. L’impianto si finanzia affittando spazi d’antenna a molte radio internazionali: tra esse la Deutsche Welle, Radio Nederland, la Radio Vaticana, la Voice Of America e Trans World Radio. Negli ultimi anni, con il generale abbandono delle onde medie e corte da parte della radio russa, Grigoriopol ha ritrasmesso principalmente il network russo VestiFM su 1413 kHz e Trans World Radio verso l’Ucraina e l’Asia, rispettivamente. Dopo l’invasione dell’Ucraina, al posto di TWR sono stati irradiati i programmi di Radio Rossii su 999 kHz.

La foto nella QSL mostra l’antenna rotante da 1000 MW.

QSL di Radio PMR
E-QSL di Radio Pridnestrovie per una trasmissione in onde corte da Grigoriopol.

Le alte potenze utilizzate offrono alle onde medie un’ampia zona di copertura, tanto che d’inverno è ascoltabile a circa 1500 km di distanza già dal primo pomeriggio.

QSL di VestiFM
QSL di VestiFM su 1413 kHz diffusa da Grigoriopol.

La Voce della Russia, succeduta a Radio Mosca, continuò a usare il centro di Grigoriopol fino al 31 dicembre 2013, accanto ad altri siti. A causa della continua riduzione di stazioni irradiate, si può dire che il valore strategico di questo sito è, in questo momento, decisamente ridotto rispetto al passato.

L’attacco del 26 aprile 2022

Il 26 aprile 2022 gli organi di stampa di tutto il mondo hanno informato che il centro trasmittente di Grigoriopol è stato danneggiato da un attacco; dalle prime informazioni, sembrava che due esplosioni avessero distrutto due o tre antenne per le onde medie, silenziando VestiFM e Radio Rossii. Nel pomeriggio, tuttavia, le due stazioni sono tornate regolarmente in onda, suscitando perplessità negli osservatori. In base alle notizie di cui disponiamo mentre scriviamo queste note, né gli edifici del centro né i trasmettitori sono stati danneggiati; non si lamentano nemmeno vittime tra il personale.

Il contesto

Non si tratta del primo attacco condotto in Transnistria nel giro di due giorni, sempre con lanciagranate. Gli attacchi seguono di pochi giorni le dichiarazioni del generale Rustam Minnekayev, comandante ad interim del distretto militare centrale russo che ha denunciato episodi di discriminazione contro i russofoni della repubblica separatista, peraltro mai resi noti in precedenza né verificati da fonti indipendenti.

Alla luce di queste informazioni, il paragone con Gliwice non sembra azzardato: le strane circostanze di questi attentati e la loro tempistica fanno temere che si tratti di attacchi sotto falsa bandiera.

Che cosa sappiamo

Da parte nostra, non disponendo di informazioni di intelligence, possiamo solo chiederci se, da un punto di vista radiofonico, siano timori verosimili. I punti relativamente certi su cui basare la nostra riflessione, a nostro avviso, sono i seguenti:

  • il valore del centro trasmittente di Grigoriopol non sembra più così elevato come in passato. Le stazioni colpite, probabilmente, sono ascoltate solo da un pubblico già favorevole alla Russia; d’altro canto, la stessa propaganda russa non ha ritenuto utili i potenti impianti per trasmettere verso i Paesi occidentali;
  • l’attacco non sembra aver provocato danni duraturi, dal momento che le trasmissioni sono riprese in circa dodici ore;
  • nel centro esistevano antenne danneggiate da tempo, delle quali non si conosceva lo stato;
  • il centro si trova al confine con l’Ucraina, a poco più di cinque km da Sadove, nell’Oblast di Odessa: l’ideale per un colpo di mano dall’estero;
  • sarebbero stati mostrati, inoltre, anche resti di droni usati per l’attacco;
  • almeno una foto pubblicata dopo l’attacco mostra quattro pilastri di un’antenna statica abbattuti, ma non vi sono tracce visibili di esplosioni nei dintorni delle basi, come se le cariche fossero state poste accuratamente;
  • in Transnistria stazionano truppe russe, formalmente per attività di pacekeeping dopo la guerra di indipendenza del 1991, e ci sono anche milizie locali.

I dubbi

Se l’obiettivo di un ipotetico attacco sotto falsa bandiera fosse stato quello di aprire un fronte alle spalle di Odessa, usando sia direttamente delle truppe russe sia le milizie locali, si può dire che il danno al centro trasmittente di Grigoriopol sarebbe un prezzo assai modesto in rapporto agli eventuali benefici. Anche se le forze in Transnistria non fossero ingenti, la loro presenza costringerebbe l’esercito ucraino a togliere truppe dal fronte attuale.

E’ improbabile, però, che da solo possa costituire un casus belli per la Transnistria, almeno finché non saranno chiariti alcuni dubbi molto forti sulla sua credibilità:

  • non è chiaro quali reali benefici potrebbe trarre l’Ucraina dalla distruzione del centro radio;
  • un attacco che volesse davvero silenziare una stazione radio prenderebbe di mira i trasmettitori, più difficili da sostituire rispetto alle antenne;
  • non si sa se le antenne abbattute dall’attacco fossero tra quelle già danneggiate in precedenza;
  • pur essendo il centro di Grigoriopol nell’area a maggioranza ucraina, in un contesto così controllato come la Transnistria sembra improbabile che gruppi di sabotatori locali possano muoversi tanto liberamente da attaccare in due giorni la sede dei servizi segreti e un centro trasmittente;
  • se, viceversa, l’attacco fosse stato lanciato dal territorio ucraino, non sarebbe stato necessario usare dei droni: sarebbero bastati pochi colpi d’artiglieria.

Ciò non significa che per forza si tratti di una messinscena, ma quanto meno che:

  • è inverosimile che l’azione sia stata realizzata da personale civile o militare ucraino;
  • non è risultato un atto così grave da giustificare l’intervento nella guerra in Ucraina di truppe terze, come le milizie separatiste della Transnistria.

Conclusioni

Limitandoci a ragionare sul valore strategico del centro radio di Grigoriopol, i danni effettivi e il potenziale beneficio per un attaccante esterno, ci sembra di poter dire che l’ipotesi di un’azione ucraina sia poco probabile. Un’operazione sotto falsa bandiera resta possibile, anche considerando i teorici benefici per la Russia di un allargamento – limitato alla Transnistria – del conflitto. Se tali benefici siano traducibili in un reale vantaggio sul campo, però, è cosa che lasciamo decidere agli analisti del settore.

Altre considerazioni, di carattere politico e militare, possono naturalmente giungere a conclusioni diverse o proporre altre ipotesi. Nel nostro ambito, e con le informazioni di cui disponiamo, possiamo però concludere che il paragone con la provocazione di Gliwice pare, purtroppo, ragionevole; i precedenti, del resto, fanno temere che la ricerca di pretesti per nuovi inasprimenti del conflitto non sia estranea agli attacchi in Transnistria.

L'autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *