L’unità narrativa nella filatelia tematica

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Definire un’unità narrativa nella filatelia tematica può rendere lo sviluppo tematico più completo e coinvolgente, offrendo un nuovo linguaggio moderno e flessibile.

In un precedente articolo, ho definito il riquadro che compone un foglio come unità narrativa della filatelia tematica.

Tradizionalmente, l’unità minima del linguaggio tematico è il foglio, ossia la pagina nella quale vengono inseriti il testo e i pezzi filatelici. L’esperienza comune mostra che il foglio sta diventando un’unità poco maneggevole soprattutto nei formati grandi, come A3. Nei fogli, infatti, gli elementi della narrazione sono spesso inseriti in modo confuso; ciò è dovuto a un modello espressivo elementare e adatto ai formati di pagina più piccoli.

Dai primi riscontri ricevuti, sembra che l’uso dei riquadri aiuti a fare chiarezza e a migliorare presentazione e sviluppo. E’ opportuno approfondire le ricadute di questa definizione sullo sviluppo di una collezione, anche quando non è montata su fogli A3.

Narrazione e sequenze

In generale, un’unità narrativa – chiamata, più correttamente, sequenza – è un’unità minima ed indivisibile di un testo narrativo, di per sé sensata e compiuta (Wikipedia). Nelle altre forme di comunicazione è un concetto molto variabile. Nel caso dei fumetti, per alcuni l’unità narrativa è la tavola, non la singola vignetta.

Dall’analogia con i fumetti, all’interno di una ricerca sui codici comunicativi della filatelia tematica, era nata l’idea di suddividere la narrazione tematica in modo nuovo. Definendo il riquadro, e non più la pagina, come l’unità minima, occorre chiedersi quale sia il suo contenuto ottimale.

Riporto per comodità di lettura quanto ho scritto in precedenza, ossia che la coerenza interna di un riquadro consiste nel:

  • esprimere uno e un solo concetto;
  • contenere tutti e soli i pezzi che esprimono il concetto;
  • presentare un ottimale rapporto visivo fra testo e pezzi;
  • consentire un’immediata associazione fra i punti chiave del testo e gli elementi filatelici.

Questo articolo si concentra sull’ultimo punto, che si collega allo sviluppo di una collezione e, in ultima analisi, al linguaggio della filatelia tematica.

Il linguaggio della filatelia tematica

Quando la filatelia tematica si è differenziata dalla filatelia a soggetto, si è configurata come una forma di narrativa; essendo però la componente filatelica predominante sulla narrazione, non si è dotata di un proprio stile, né di una precisa modalità espressiva. La sua evoluzione pare il frutto più di brillanti intuizioni individuali che di una ragionata ricerca; è stata guidata dalle tecniche di montaggio, da quelle manuali a quelle computerizzate, ma non dalla ricerca di nuove forme di espressione.

Lo stato dell’arte

Il discorso tematico è suddiviso in passi o passaggi, che sono definiti solo in modo implicito e intuitivo. Il testo, in ogni caso, deve essere stringato, come emerge anche dalle linee guida CIFT:

Va evitato il più possibile il ricorso ad aggettivi inutili, le frasi vanno ridotte all’essenziale proprio perché sono i francobolli e i documenti, non il testo, per quanto forbito esso sia, a formare la collezione. In linea puramente teorica, la raccolta, con il solo piano, e senza nemmeno una riga di testo, dovrebbe essere compresa da chi guarda essendo il materiale esposto, inserito al posto giusto, a fare esso stesso da testo.

Paolo Guglielminetti, Vastophil 2015.

Viene suggerito, quindi, uno stile di scrittura minimalista. Applicando queste indicazioni, la componente iconica (i pezzi filatelici) tende a ricalcare gli stessi concetti della componente verbale (il testo tematico), come delle immagini descritte da una voce narrante.

I pro e i contro

Il vantaggio di questo sistema è che l’associazione tra il testo e i pezzi che lo illustrano è semplice da gestire. Il discorso è spezzato in frasi che si susseguono, poste nelle vicinanze dei pezzi filatelici cui si riferiscono. Il modo in cui è spezzato dipende, oltre che dalla bravura del collezionista, dalle dimensioni dei pezzi stessi e determina la leggibilità del racconto tematico. Il lato negativo, però, è che spesso si risolve in una narrazione puramente tautologica, dove testo e pezzi non si completano né si arricchiscono vicendevolmente. Inoltre i pezzi, come tutte le componenti iconiche, possono essere descrittivi o più astratti; in quest’ottica, l’astrazione è spesso sacrificata.

Di per sé, ciò non è un male, ma può essere un limite: se la filatelia tematica è lo sviluppo di un tema o una storia, la narrazione è importante. Se il riquadro rappresenta un’unità narrativa, la sua funzione non è solo visiva, ma anche logica: il suo contenuto deve dare senso alla sequenza. E se il suo contenuto comprende anche il testo, allora occorre riconsiderare il suo ruolo.

Mettiamoci all’opera

E’ il momento di vedere qualche esempio concreto. Supponiamo di dover descrivere la sostituzione della FIAT 127 con la Uno, per un’ipotetica collezione sulle auto italiane. Cerchiamo rapidamente nelle varie aste on line e scegliamo due o tre pezzi che fanno al caso nostro; quindi proviamo ad assemblarli.

Nota: gli esempi che seguono sono un semplice supporto al presente articolo e non sono particolarmente curati dal punto di vista estetico e nei testi. Le dimensioni dei pezzi mostrati potrebbero differire da quelle reali.

Lo stile minimalista

Iniziamo seguendo le attuali linee guida:

Esempio 1: stile minimalista.

I pezzi illustrano esattamente i concetti dello stringato testo tematico, mostrando i modelli di auto citati. Questo approccio è assolutamente corretto, ma è arido; non stimola alcuna partecipazione attiva nel lettore e non esprime tutto quello che il collezionista può dire. In collezioni corpose può risultare troppo monotono. La maggior parte di noi arricchirebbe il testo:

Francobolli con descrizione unica.
Esempio 2: testo articolato, non interamente descritto dai pezzi.

Qui è più evidente la struttura unitaria del discorso, ma ora il testo contiene informazioni che non sono documentate dai pezzi. Ciò è lontano dall’idealità: togliendo il testo, l’informazione data dai francobolli non è la stessa. Come soddisfare le esigenze espressive dei collezionisti conservando il ruolo centrale dei pezzi?

L’unità narrativa nella filatelia tematica

Negli esempi precedenti abbiamo usato solo tre dei codici comunicativi della filatelia tematica: testo tematico, pezzi filatelici e un’indicazione grafica. Usando riquadri e note tematiche, separiamo il discorso in due sequenze, poste sullo stesso livello. Nella prima spiegheremo che la 127 doveva uscire di produzione; nella seconda introdurremo la Uno. Ci servono solo un nuovo pezzo… e qualche nota:

Francobolli racchiusi in due riquadri, ciascuno con il suo testo
Esempio 3: sviluppo con suddivisione del testo in sequenze e relativi riquadri.

Ogni riquadro si esprime grazie al contributo di tre elementi:

  • Il testo tematico, che è scorrevole e coinvolgente;
  • La componente iconica dei pezzi, che completa l’informazione sul messaggio del riquadro;
  • Le note tematiche, che integrano e collegano le due componenti precedenti.

Il contenuto del riquadro, infatti, può essere colto completamente solo collegando tra loro tutti i suoi elementi, perché:

  • i soggetti (la 127 e la Uno) non compaiono nel testo, ma solo nei pezzi;
  • il neretto non si limita a collegare il testo ai pezzi, ma fornisce la chiave di lettura del riquadro;
  • le note tematiche completano le informazioni favorendone la comprensione;
  • l’unità del messaggio è agevolata dai bordi, eliminando ogni ambiguità legata alla posizione dei pezzi in rapporto al testo.

I pezzi hanno valore più informativo che tautologico. Così nessun elemento è inutile o ridondante, e si stimola il coinvolgimento attivo del lettore.

Come spesso sono gli esempi, anche questo è un po’ estremo; ci serve, però, a chiarire le potenzialità dei riquadri. Si potrebbe dare al testo un tono più descrittivo e ai pezzi un livello evocativo più alto, ma il risultato sarebbe lo stesso. Quello che conta, in sintesi, è che ogni elemento arricchisca armoniosamente gli altri.

La flessibilità delle unità narrative

Vorrei evidenziare due aspetti dell’esempio 3. Il primo è che la sua larghezza è adatta anche a un foglio A4; il riquadro, quindi, è potenzialmente utilizzabile in tutti i formati, anche se offre il meglio di sé in quelli più larghi. Il secondo è che, grazie al concetto di unità narrativa, si passa in modo molto naturale da un’esposizione quasi enciclopedica a una più scorrevole.

Le due sequenze sono complete in sé, ma insieme formano l’inizio e la fine di una piccola storia che può essere auto-conclusiva o inserita in un discorso più ampio. Pensare lo sviluppo in base a sequenze precise, quindi, consente grande libertà. L’importanza dei pezzi non è messa in discussione; al contrario, per ricostruire il messaggio nella sua completezza il lettore deve esaminarli ancora meglio, magari trovandovi significati inediti.

Progettare i riquadri

E’ possibile, a questo punto, dare un’indicazione più precisa di come si può progettare un riquadro. Come norma generale,

Testo, pezzi ed eventuali didascalie devono essere scelti in modo da fornire compiutamente ciò che il riquadro stesso rappresenta nella narrazione. Il rapporto tra la parte testuale e quella iconica non è vincolato alla tautologia, ma può essere modulato su vari livelli di astrazione.

Anche nella filatelia tematica, il primo obiettivo di un racconto è quello di essere comprensibile; l’astrazione, pertanto, non potrà essere totale, ma dovrà essere al massimo evocativa. In altre parole, dovrà avere un significato leggibile da tutti.

Quando usare uno stile o l’altro è scelta che spetta ad ogni filatelista; già oggi, del resto, in alcune collezioni si nota un’alternanza dei due stili. Ogni sequenza, teoricamente, potrebbe usarli entrambi. Non essendoci ancora esempi reali, devo usarne uno tratto dalla mia collezione. Siamo alla fine degli anni ’30; il messaggio da trasmettere è che la radio resta un elemento centrale delle case, nonostante la nascente televisione.

Esempio di unità narrativa
Esempio 4: tautologia e astrazione nello stesso riquadro.

Qui il francobollo illustra una scena domestica in cui spiccano le valvole illuminate sopra l’apparecchio; il testo, in questo caso, è tautologico. La domanda che segue, invece, ribalta tutto: l’annullo evoca la risposta, come se venisse da una voce terza. Il testo tematico e la componente verbale del pezzo si completano; il lettore è chiamato a ricostruire il messaggio, come in un gioco.

Se togliamo dal testo tematico la prima frase, la sequenza resta comprensibile; se togliamo la domanda, invece, diventa ambigua. E’ proprio la domanda, infatti, a spingere l’attenzione sulla busta, a darle senso. Abbiamo così un linguaggio nuovo, moderno e flessibile.

In generale, sequenze complesse richiederanno un approccio più tautologico, mentre sequenze più semplici potranno essere evocative.

Conclusioni

Il riquadro non è un escamotage tecnico per mettere ordine nelle pagine di una collezione; è, invece, la formalizzazione visiva dell’idea di passo tematico. Il suo aspetto grafico è, per certi versi, secondario; che sia un’area piena o solo bordata, è questione di estetica e di gusto personale.

Il concetto di unità narrativa si adatta perfettamente alla filatelia tematica. Uno dei punti di forza di questa classe è la capacità di raccontare storie, esprimendole attraverso testi e pezzi filatelici; non c’è un reale motivo per credere che il lato filatelico possa essere predominante solo riducendo il testo all’osso. Questa è una convenzione adatta ad altre categorie espositive; in tematica, invece, gli stili narrativi sono molteplici e ciascuno può essere più o meno adatto a dare valore ai pezzi come alla storia.

Il loro uso, nel caso di collezioni di grandi dimensioni, consente di variare lo stile in base ai contenuti; per quelle più brevi, può essere la chiave per una rivisitazione innovativa di temi già trattati. Un linguaggio nuovo, che si alterna quello tradizionale, può essere una buona risorsa per la filatelia tematica.

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